Melanoma: raddoppiate le diagnosi in Italia dal 2006

Melanoma: raddoppiate le diagnosi in Italia dal 2006

raddoppiate le diagnosi in Italia dal 2006

da Il Ritratto della Salute “il portale della salute”

Washington, 3 aprile 2017 – In dieci anni in Italia sono quasi raddoppiate le diagnosi di melanoma: nel 2006 erano poco più di 7.000, 13.800 nel 2016. La prima molecola immuno-oncologica approvata, ipilimumab, ha dimostrato risultati importanti: il 20% delle persone colpite dalla malattia in fase metastatica è vivo a 10 anni dalla diagnosi. Ulteriori passi in avanti oggi sono compiuti grazie a nivolumab, nuova molecola immuno-oncologica, sia in monoterapia che in combinazione con ipilimumab (indipendentemente dall’espressione di PD-L1). In particolare i tassi di sopravvivenza a due anni con la combinazione hanno raggiunto il 64% rispetto al 59% con nivolumab da solo e al 45% con ipilimumab (in monoterapia). I dati sono presentati oggi al congresso dell’American Association for Cancer Research (AACR) in corso a Washington (USA) fino al 5 aprile. “Questi risultati – spiega il prof. Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli – sono rilevanti soprattutto per i pazienti colpiti dalla patologia in forma aggressiva, in questi casi infatti è importante disporre di una terapia che offra risposte immediate”. Nel nostro Paese vivono più di 129mila persone dopo la diagnosi. I giovani sono fra i più colpiti, questo tumore della pelle particolarmente aggressivo è il terzo più frequente negli under 50. Lo studio CheckMate -067 di fase III, presentato a Washington, ha valutato la combinazione di nivolumab e ipilimumab o nivolumab in monoterapia rispetto alla monoterapia con ipilimumab in 945 pazienti con melanoma avanzato non trattati precedentemente. “Lo studio non era disegnato per comparare i due gruppi trattati con nivolumab – sottolinea il prof. Ascierto -. Ma analisi descrittive hanno mostrato che il regime di combinazione ha offerto una riduzione del rischio di morte del 12% rispetto a nivolumab da solo. Inoltre si è registrato un vantaggio di quasi il 15% del tasso di risposta obiettiva con la combinazione: le risposte sono state più veloci, più profonde, con una maggiore riduzione del tumore, e più durature. Il tasso di risposta obiettiva è stato del 58,9% con la combinazione rispetto al 44,65% ottenuto con nivolumab da solo e al 19% con ipilimumab in monoterapia. Allungando il follow-up, ci si attende un vantaggio migliore anche in sopravvivenza che rifletta il vantaggio della numerosità delle risposte”.

Prof. Mino Quaranta
Prof. Mino Quaranta



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